Riga 37 Maurice Blanchot
Riga 37
Maurice Blanchot
a cura di Giuseppe Zuccarino
2017

Il 31 agosto 2016 ricorrono trent’anni dalla morte di Goffredo Parise. E forse non c’è scrittore della sua generazione che appaia, oggi, quanto lui attuale. Aveva esordito giovanissimo, con un libro “impossibile” come Il ragazzo morto e le comete, seguito dal sorprendente successo di pubblico del Prete bello. Quel successo, per uno come lui, rappresenta un problema: gli impone il primo dei tanti cambiamenti di rotta che segneranno la sua traiettoria a venire, tanto breve quanto bruciante. Negli anni Sessanta la scrittura pop e smaltata del Padrone, e quella livida e astratta del Crematorio di Vienna, descrivono nel modo più sferzante la post-Italia del boom e del neo-capitalismo. Nel ’72 la pubblicazione del primo volume dei Sillabari segna una nuova, stupefacente metamorfosi. Dalla cultura iperpoliticizzata del tempo, quel dizionario dei sentimenti – con un cuore rosa shocking di Giosetta Fioroni in copertina – viene preso come una provocazione. Ma già dieci anni dopo, quando appare il secondo volume, il clima è cambiato. Quella scelta, che aveva precorso i tempi, è stata fatta propria da una generazione che di disimpegno e “privato” ha fatto la sua paradossale ideologia. Uno scrittore a lungo sottovalutato, all’improvviso diveniva quell’oggetto di culto che è oggi. Forse, però, per le ragioni sbagliate.
Questo numero di Riga, come di consueto, presenta diversi testi inediti e dispersi di Parise (fra i quali un romanzo incompiuto degli anni Settanta, La politica, le lettere dal Vietnam ai tempi dei reportage di Guerre politiche, un frammento sull’America anni Sessanta, il carteggio con Italo Calvino); una sezione di saggi nuovi scritti da studiosi di tre diverse generazioni (nell’ordine-sillabario che Riga ha avuto sin dal principio, da Capote a Spettri); e un’ampia antologia della critica, dal 1951 al 2013. Oltre ai tanti importanti critici (da Pampaloni a Debenedetti, da Baldacci a Garboli, da Mengaldo a Berardinelli), infatti, la maggior parte dei poeti e dei narratori italiani hanno scritto di Parise nel corso degli anni: da Montale a Zanzotto, da Sanguineti a Pasolini, da Comisso a Piovene, da Moravia a Ceronetti, dalla Ginzburg a Cordelli, da Arbasino a La Capria. In apertura e in chiusura, come sempre, omaggi di narratori e artisti (per l’occasione, la straordinaria serie dei ritratti fatti al suo compagno di vita da Giosetta Fioroni).
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