Alberto Coppari
La nuova condizione
La nuova condizione
II signor Palomar vaga tra le stelle cercando la sua ombra. Se non fosse per il malumore e quella benda in testa sorriderebbe perché nella nuova condizione — un gioco di luci sotto vetro con orbite esattissime, inclinazioni indiscutibili, rivoluzioni ammirate di riuscire — gli par d’essere la pallina di un flipper.
Una volta l’ombra di un’ombra chiese all’ombra:
«Perché ti muovi a caso e capricciosamente?»
«Io — rispose l’ombra — dipendo dal corpo, che non sta fermo mai. Come si può interrogare ciò che è sempre in movimento?»
Eh, — scuote il capo Palomar — come si fa? Una grattatina alla fronte poi si avvia verso quel segnale remotissimo fra le stelle, sinuoso come il punto di domanda, il serpente e la sirena, con un gran mal di testa.
Una volta l’ombra di un’ombra chiese all’ombra:
«Perché ti muovi a caso e capricciosamente?»
«Io — rispose l’ombra — dipendo dal corpo, che non sta fermo mai. Come si può interrogare ciò che è sempre in movimento?»
Eh, — scuote il capo Palomar — come si fa? Una grattatina alla fronte poi si avvia verso quel segnale remotissimo fra le stelle, sinuoso come il punto di domanda, il serpente e la sirena, con un gran mal di testa.