Giuliano Scabia
Il sentiero di Nanni Valentini
Il sentiero di Nanni Valentini
Ci sono mani che guardano come occhi
e trovano i segni delle poesie sotto terra
mani come lombrichi poetesse
le mani di Nanni Valentini
frugatrici — ricciute — dentro la terra zuppa —
come le mani del mio amico muratore Notari Domenico
che diceva sé (ed era) scultore di case
e quando faceva un muro era in ottava rima.
È sui muri che più si vede la poesia — nudissima —
a Tirinto e Micene — o intorno a Firenze —
o in Sicilia sull'Etna verso Randazzo
nell'aria costellata di fichidindia;
è nei paesi delle civiltà precedenti
disposti muro a muro per obliquità, segretezze, ombrosità
esposizioni solari e notturne,
quando ai muratori la pietra era divinità
e la casa tempio —
e non cosa fuori misura,
stempiata — diseredata —
inadatta ai corpi — nemica del gattognao:
per quali anime fatta?
Basta, va via
o nuova umanità dei topi da cemento
semprecorrente, mortificatrice —
no no duri di collo senza amore
con le vostre case senza colloqui —
no no gente senza sentieri dell'anima
e senza fragoleti di fragole piccole —
no no:
all’opposto stavano (a Modena, nella sala verso Est)
le CASE DI BARCELLONA (modernissime)
fatte a mano da Nanni
muratore
che elevandole oblique
per la luce della più umile tradizione italiana
(la sola da noi amata, la non retorica, la non barocca)
come le case di Giotto
e le mani sospese nell’aria
dal Beato Angelico in San Marco
per noi le aveva preparate.
Amico muratore cercatore
che improvvisamente 1985 su un sentiero a lato
sei stato sorpreso e derubato del qui
ho pensato che sei scivolato seguendo le tue mani
nella terra.
cercanti
il sentiero della scrittura
che sotto intravedevi
e nel profondo talvolta trae
come
a
Euridice
Ades
Il
Ricco
Ma
Ma noi
Ma noi siamo
Ma noi siamo qua intorno
Ma noi siamo qua intorno a
Ma noi siamo qua intorno a nominarti
noi siamo qua intorno a nominarti
siamo qua intorno a nominarti
qua intorno a nominarti
intorno a nominarti
a nominarti
nominarti
e trovano i segni delle poesie sotto terra
mani come lombrichi poetesse
le mani di Nanni Valentini
frugatrici — ricciute — dentro la terra zuppa —
come le mani del mio amico muratore Notari Domenico
che diceva sé (ed era) scultore di case
e quando faceva un muro era in ottava rima.
È sui muri che più si vede la poesia — nudissima —
a Tirinto e Micene — o intorno a Firenze —
o in Sicilia sull'Etna verso Randazzo
nell'aria costellata di fichidindia;
è nei paesi delle civiltà precedenti
disposti muro a muro per obliquità, segretezze, ombrosità
esposizioni solari e notturne,
quando ai muratori la pietra era divinità
e la casa tempio —
e non cosa fuori misura,
stempiata — diseredata —
inadatta ai corpi — nemica del gattognao:
per quali anime fatta?
Basta, va via
o nuova umanità dei topi da cemento
semprecorrente, mortificatrice —
no no duri di collo senza amore
con le vostre case senza colloqui —
no no gente senza sentieri dell'anima
e senza fragoleti di fragole piccole —
no no:
all’opposto stavano (a Modena, nella sala verso Est)
le CASE DI BARCELLONA (modernissime)
fatte a mano da Nanni
muratore
che elevandole oblique
per la luce della più umile tradizione italiana
(la sola da noi amata, la non retorica, la non barocca)
come le case di Giotto
e le mani sospese nell’aria
dal Beato Angelico in San Marco
per noi le aveva preparate.
Amico muratore cercatore
che improvvisamente 1985 su un sentiero a lato
sei stato sorpreso e derubato del qui
ho pensato che sei scivolato seguendo le tue mani
nella terra.
cercanti
il sentiero della scrittura
che sotto intravedevi
e nel profondo talvolta trae
come
a
Euridice
Ades
Il
Ricco
Ma
Ma noi
Ma noi siamo
Ma noi siamo qua intorno
Ma noi siamo qua intorno a
Ma noi siamo qua intorno a nominarti
noi siamo qua intorno a nominarti
siamo qua intorno a nominarti
qua intorno a nominarti
intorno a nominarti
a nominarti
nominarti