Sergio Rotino
Un nuovo numero di «Riga»: Gianni Celati
Il domani, 02 Dicembre 2008
Un nuovo numero di «Riga»: Gianni Celati
Il domani, 02 Dicembre 2008
Un lavoro che verrebbe da definire «immane» quello che Marco Belpoliti e Marco Sironi hanno fatto, raccogliendo e montando la ragguardevole mole di materiali presenti in Gianni Celati, ultimo volume in ordine di tempo della collana monografica «Riga». Un volume corposo, organizzato per festeggiare il settantesimo compleanno di questo narratore, caduto due anni addietro (eh, i tempi dell’editoria…). In realtà è uno modo molto elegante per rendergli giustizia, visto che su Celati esiste solo un testo in inglese. In altre parole «Riga», giunta qui al numero 28, colma una lacuna altrimenti inspiegabile. Soprattutto se si pensa che Celati non è solo uno degli autori più importanti del nostro panorama letterario, ma è anche uno di quelli autori che, da un certo momento in poi, ha prodotto questo stesso panorama letterario. Il suo modo di lavorare sulla lingua e di comporre la pagina ne hanno fatto nel tempo un maestro capace di attrarre chi si muova sulla pagina scritta nel tentativo di creare narrazioni. Con Celati questo accade dalla generazione dei Tondelli e dei Palandri e arriva sino ai nostri giorni, tanto che parlare dell’esistenza di una scuola celatiana non è fuori luogo. Personaggio particolarissimo più che scomodo, capace di saldare nella sua narrazione «il "dentro" dello spazio» di Giacometti alla metafisica comicità di un Buster Keaton - capace però anche di abbandonare la cattedra di Letteratura angloamericana al DAMS di Bologna e di ritirarsi in Inghilterra dove da vent’anni risiede, Celati è narratore originalissimo e irrequieto, ma è anche saggista raffinato, e realizzatore di film dove si respira la sua acutezza di scrutatore di paesaggi. Delle tre pellicole al suo attivo, Strada provinciale delle anime del 199, è uno dei migliori strumenti per entrare proprio nel suo laboratorio. I molti interventi contenuti in «Riga» documentano minuziosamente tutto questo, senza dimenticarne il lavoro di traduttore su autori della tradizione anglofona e francofona come Melville, Swift, l’immenso Céline, l’altrettanto immenso Beckett. Le traduzioni sono per Celati «attività di passione o meglio viscerali», come fa notare Marianne Schneider, così come il bisogno di riscrivere i suoi libri, e non solo i suoi, per riraccontare le storie in essi contenute, per «non dover rendere conto alla dittatura della maggioranza», all’obbligo dell’omologazione. Per meglio spiegarsi: Gianni Celati comprende, oltre a saggi e studi dell’autore editi e inediti, la riscrittura di Comiche il primo romanzo del 1971. A completare il volume, aperto da testi di Arminio, Cavazzoni e Benati, oltre a una bella scelta delle migliori recensioni apparse sui libri di Celati (una trentina di critici, per circa quaranta interventi) nel corso degli anni, un ricco apparato iconografico e i lavori sul paesaggio di due fotografe, l’esordiente Roberta Sironi e Marina Ballo Charmet.