Questo numero di «Riga» è un numero speciale in almeno due sensi: perché è interamente dedicato a un artista universalmente noto e perché questo artista, Nanni Valentini, prematuramente scomparso nel 1985, è stato una figura di grande influenza ed esemplarità per la redazione della rivista e non solo per essa.
Non è nostra intenzione mettere sullo stesso piano storico o di fama o di valore universale Nanni Valentini e, ad esempio, Alberto Giacometti, cui è dedicato il primo numero di «Riga», o Marcel Duchamp o Paul Klee, di cui pure intendiamo occuparci. L’importanza che «Riga» attribuisce anche a questi artisti riguarda infatti altri parametri di valore, che vanno dalla figura umana al significato estetico all’indicazione morale, parametri intrinsecamente culturali.
Nanni Valentini costituisce per chi l’ha conosciuto una delle più affascinanti incarnazioni di tali valori: critico fino all’intransigenza morale e ideologica, caparbio fino alla crisi e all’isolamento, sicuro fino al rifiuto della spettacolarità, umano fino all’identificazione di arte e vita.
Ceramista, pittore, scultore, studioso della percezione, insegnante: Valentini, con l’umiltà di chi era continuamente in ricerca, di colui che formula più domande che risposte, ha sempre fornito contributi originali. L’eredità artistica che ci ha lasciato non è costituita solo da opere su carta, disegni, sculture, bozzetti, vasi, oggetti, tutte opere di straordinaria bellezza, ma anche da tavole didattiche, appunti, e scritti poetici.
In questo numero di «Riga», grazie alla disponibilità e alla collaborazione dell’Archivio Valentini, abbiamo potuto raccogliere tutti i testi pubblicati dall’artista, con diversi inediti quanto mai significativi per comprendere la parte meno nota dei suoi modi di essere e d’intendere. Questi scritti sono parte integrante del lavoro di Nanni Valentini, documenti essenziali di un percorso creativo in continuo dialogo con il pensiero filosofico, con la scrittura poetica, ma anche con le vicende del suo tempo, come testimonia la preziosa autobiografia dell’artista.
I contributi che attorniano il corpo centrale della rivista sono interventi di autori che hanno conosciuto personalmente Valentini, che gli sono stati vicini nel corso della sua vita o che si erano già accostati al suo lavoro dopo la sua morte - non a caso, infatti, accanto ai testi dei critici d’arte, numerosi sono gli scritti di poeti, scrittori, filosofi che hanno accompagnato negli anni le sue esposizioni.
La struttura della rivista rispetta quella dei numeri precedenti: aprono gli interventi palesemente narrativi o poetici, seguono i testi d’impostazione saggistica. I primi comprendono tre poesie di Nanni Cagnone, Giuliano Scabia e Giovanni Schiavocampo, tanto diversi tra loro quanto specchi delle differenti anime di Valentini, che amava la poesia sopra ogni altra forma di espressione; quindi un testo di Marco Ercolani che scrive identificandosi nell’artista e adottando la prima persona singolare per elaborare citazioni ed evocazioni.